La SE025 Formula Italia è un’Abarth straordinaria: è stato l’ultimo progetto a cui ha partecipato attivamente il geniale Carlo Abarth, nel 1971, poco prima di passare le redini della sua azienda alla Fiat.
La “SE025” (il codice del progetto, dove la sigla SE abbrevia Studio Esperimentale) fu commissionata dalla CSAI, per avviare un campionato italiano nel quale poter confrontare tutti i piloti a parità di macchina. Lo scopo era creare una formula addestrativa, una rampa di lancio per la carriera di giovani piloti di età fino a 26 anni.
La federazione chiese al progettista/produttore di realizzare una monoposto che doveva risultare anche piuttosto economica, per agevolare l’accesso dei partecipanti al campionato. Abarth accettò l’incarico con entusiasmo: e insieme all’ingegner Colucci (e con l’ausilio del disegnatore Sergio Seccatore) concepì e produsse un’auto con telaio tubolare a cui sono abbinati il motore della Fiat 124 Sport Spider (1600cc), il cambio della Lancia Fulvia HF, i cerchi-ruota posteriori della Fiat Dino ed anteriori della 124 Abarth, i dischi-freno anteriori della Fiat 125 e posteriori della 850 Coupé, due carburatori a doppio corpo Weber 40. Ha un peso minimo (a secco) di circa 470 kg, 115 cv di potenza erogati a 6500 giri, e raggiunge 200 km/h di velocità. Una vera auto da corsa, che si guida seduti a meno di 10 cm dall’asfalto. Costava quasi 2 milioni di lire, che possiamo confrontare con circa 20mila euro attuali.
L’esemplare che si mostra nelle foto seguenti è molto singolare: si tratta della monoposto con numero di telaio 0015, una delle prime 60 che furono prodotte nel 1972 per assegnarle ad altrettanti piloti selezionati dalla CSAI.
La sua singolarità deriva dal fatto che successivamente al ritiro non gareggiò e da allora è stata conservata praticamente integra: le mancano solo le coppette degli specchietti Vitaloni Sebring, dei quali sono rimasti i supporti interni.
Come unica aggiunta alla veste originale il pilota fece scrivere il suo cognome, riproducendo con pennello e vernice il logo dell’autoconcessionaria di famiglia.
Il servizio fotografico (ripreso da Stefano Ballini) mostra la monoposto così come si mostrava nel Settembre 2023, senza neanche togliere la polvere depositatasi nel tempo. L’intento è mostrarla senza alcuna alterazione, prima di qualsiasi restauro, in modo da documentare come si presentava autenticamente, con l’allestimento che veniva preparato nello stabilimento Abarth in Corso Marche, a Torino.
Il numero 15 era già applicato sulla carrozzeria quando l’auto fu ritirata in Abarth: è scritto manualmente, con un grosso pennello.
Il numero che invece v enne assegnato definitivamente ai piloti per le gare “slittava” di 4 cifre che si sommavano al numero di telaio: ad esempio il telaio 0005 assegnato a Roberto Tonussi correva col numero di gara 9, il telaio 0009 assegnato a Roberto Farneti correva col numero di gara 13, e così via salvo poi slittare di solo 3 cifre circa venti macchine dopo.
Gli pneumatici montati inizialmente sulla Formula Italia, nel 1972, erano Firestone. Successivamente la CSAI convenzionò pneumatici prodotti da Kleber.
Il cerchio posteriore è da 14 pollici, l’anteriore da 13.
Il poggiatesta è piuttosto arretrato rispetto alla posizione del capo del pilota, la funzione principale è di riparo del pilota in caso di fuoriuscita del liquido di raffreddamento. Dopo la consegna delle auto seguirono numerosi adattamenti con dei tamponi fissati al poggiatesta per dare un miglior supporto al casco, per appoggio in accelerazione.
La plancia strumenti ospita il contagiri e gli indicatori di temperatura acqua, pressione olio, temperatura olio, oltre al pulsante di accensione, un indicatore ottico ed un comando di innesco dell’impianto di estinzione.
La pedaliera ha un poggiapiedi in metallo e per il resto (pedali frizione-freno-acceleratore) è costruita in magnesio marchiato Abarth.
Nelle 4 foto che seguono vediamo i fianchi del motore, derivato dalla produzione Fiat 124 Sport Spider, col collettore di scarico verniciato con trattamento ceramico e coi due carburatori a doppio corpo Weber 40-IDF.
La scatola del cambio (origine Lancia Fulvia HF “fanalone”) è contrassegnata da una targhetta in alluminio, rivettata.
(nota: la batteria visibile in foto non è dell’epoca)
La scatola del cambio, oltre a supportare la staffa che sostiene lo scarico, fissa il dispositivo meccanico dello staccabatteria
Dentro al musetto è alloggiato il radiatore per il raffreddamento del motore, con un perimetro in lamiera che obbliga il convogliamento dell’aria prelevata anteriormente. Il circuito di mandata e ritorno del liquido di raffreddamento sfrutta le barre longitudinali inferiori del telaio tubolare della monoposto.
Interposte tra la pedaliera del pilota ed il radiatore trovano spazio le sospensioni anteriori e le pompe idrauliche per i circuiti freno e frizione. Le sospensioni sono a bracci oscillanti.
Ogni Formula Italia riporta il suo numero di telaio su una barra del telaio stesso, grossomodo sopra la proiezione del semiasse posteriore destro, dove è saldata una piastrina punzonata che riporta in sequenza una stella a quattro punte inscritta in un cerchio, la sigla SE025 (modello auto) seguita da un numero di 4 cifre che inizia con 0 ed infine un’ulteriore stella.